Una ricerca Eurisko del 2009 stabilisce che nella popolazione
italiana c’è, rispetto a dieci anni prima, un atteggiamento più attivo per il raggiungimento di uno stato di salute e benessere.
La cultura della salute è migrata da un approccio povero verso
un modello culturale più evoluto.
È cresciuta l’attenzione per
concetti come “salute e bellezza” o “sport e benessere”, è calata l’incidenza di atteggiamenti come “logorio e trascuratezza”. È diminuita la disattenzione ed è aumentata la propensione al fare, sia in termini preventivi, sia in termini curativi. Il benessere viene considerato come uno stato complessivo, non solo fisico, ma anche mentale.
Al di là degli esiti della ricerca, in questa integrazione olistica di tutte le attività che portano al benessere, il sonno ha un ruolo fondamentale. Attraverso il suo effetto ristoratore è il custode della salute e dell’approccio attivo alla vita. Il sonno è in grado di cancellare la stanchezza di una giornata e di farci ripartire pieni di energie, purché siano soddisfatte tutte le condizioni affinché questo sonno sia un “buon” sonno.
“…che benedetto sia pure chi inventò il
sonno, cappa che copre tutti gli umani
pensieri, cibo che toglie la fame, acqua
che estingue la sete, fuoco per cui fugge
il freddo, freddo che tempra l’ardore,
moneta generale con cui tutto si compra, bilancia e peso che rende eguale il re al pastore ed il saggio allo zotico …”.
Così Miguel de Cervantes nel suo
Don Chisciotte descrive in forma poetica le virtù del sonno. In effetti il
sonno svolge funzioni indispensabili per la nostra sopravvivenza, permettendo il recupero delle energie consumate durante la veglia, ma anche il rafforzamento ed il consolidamento della memoria attraverso la rimozione di ricordi irrilevanti, l’integrità della rete sinaptica e neuronale, la termoregolazione, il risparmio energetico e l’allungamento della vita e, non ultimo, fornendo un rifugio dagli affanni della vita. Questo comportamento naturale dell’uomo (ma anche di tutto il regno animale) consiste in un complesso fenomeno psico-fisiologico che compare ciclicamente una o più volte nel corso delle 24 ore, caratterizzato da una modificazione della coscienza con la quale è consentita una diminuzione di reattività all’ambiente esterno, ma altresì la continuità di processi fisiologici del corpo e della mente diversi da quelli della veglia.
La durata media del sonno notturno nell’adulto è di 7 ore e 45 minuti, ma con ampie differenze interpersonali. Ci sono infatti i “lunghi dormitori”, che hanno bisogno di almeno 9-10 ore per un sonno ristoratore, e i “brevi dormitori” ai quali bastano 4-5 ore; ci sono le “allodole”, che hanno tendenza ad addormentarsi e a svegliarsi presto, e i “gufi”, che hanno tendenza invece ad addormentarsi e a svegliarsi tardi.
Il sonno, inoltre, varia in funzione dell’età: nella prima infanzia, l’individuo dorme per lunghi tratti della giornata (per esempio: a 1 anno un bimbo deve dormire circa 14 ore al giorno; a uno di 5 ne bastano 12), ma in vari episodi inframmezzati da periodi di veglia; con la maturazione si accorcia la durata complessiva del sonno, che assume una organizzazione monofasica, concentrandosi in un unico episodio notturno; gli anziani tendono a riprendere un profilo del sonno polifasico.
È presente quindi, in una zona dell’encefalo chiamata ipotalamo, un orologio circadiano che scandisce il ritmo del sonno e della veglia: vi è un’elevata propensione al sonno durante la notte (cancello primario) e anche nelle prime ore pomeridiane (cancello secondario), mentre le ore meno adatte al sonno (zone proibite) sono quelle della tarda mattinata e le prime ore serali.
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